Siamo ancora nel grembo materno, fluttuiamo in una condizione di assenza di gravità, tutto è libero, tutto è fluido. L’effetto della gravità quasi non lo sentiamo se non fosse che una leggera spinta ci porta verso il basso nel pancione della nostra mamma; siamo protetti, la temperatura è costante ed abbiamo una efficace barriera che ci protegge: siamo a casa, quel senso di casa che ci porteremo dietro per tutta la vita e che darà le fondamenta ad ogni nostra abitudine futura (è questo un concetto che affronteremo spesso). La nostra coscienza si trova in uno stato di quiescenza perché non abbiamo bisogno di particolari adattamenti.
Poi la nascita, la venuta al mondo e tutto cambia, eccoci in una nuova dimensione. Entriamo in contatto con l’aria; ha un ‘altra consistenza rispetto al liquido che ci accoglieva e proteggeva poco prima. Subito attraverso l’aria arrivano sulla nostra pelle nuovi stimoli, nuove sensazioni; cambia la temperatura e tutto inizia ad attivarsi in modo diverso, nuovo.
La gravità!
La meravigliosa elaborazione di un’infinità di stimoli. Iniziamo ad apprendere attraverso il sentire, il percepire, nulla è lasciato al caso ma tutto diventa motivo di apprendimento.
Sapete che la nostra capacità di apprendimento ha vinto nel tempo contro gli istinti che sono diventati via via più deboli?
Non sempre i neonati cominciano a respirare subito appena nati, talvolta hanno bisogno di uno stimolo. La stessa cosa avviene per quanto riguarda l’allattamento, a volte è necessario incoraggiarli; eppure è un bisogno vitale!
Però noi abbiamo una capacità di apprendimento che è incomparabile rispetto a quella di ogni altro essere vivente; è diventato quindi più utile rispetto ad ogni altro istinto potente.
Ma torniamo alla gravità.
E’ ora che inizia tutto un lavoro inconsapevole del nostro sistema.
Il sistema nervoso e l’ossatura si sviluppano insieme sotto l’effetto della gravità, perché quello che diventerà il nostro scheletro dovrà essere capace di sostenersi da solo. Tutta la struttura scheletrica dovrebbe in tal modo opporsi alla gravità lasciando liberi i muscoli per il movimento. Ma allo stesso tempo una serie di muscoli detti antigravitazionali cominciano il loro lungo ed instancabile lavoro.
Avete mai fatto caso che per tenere gli occhi aperti ci sono dei muscoli che fin da quando ci alziamo si oppongono alla gravità? Altrimenti come farebbero le palpebre a stare su?
Forse ci rendiamo conto di questo lavoro solo la sera quando la stanchezza inizia a prendere il sopravvento.
Iniziamo ad esplorare lo spazio intorno a noi perdendo quei confini che ci hanno con-tenuto per nove mesi lasciando andare mani, braccia e gambe in un vuoto che ancora non ci appartiene. Questa esplorazione va contro la gravità. Poi le manine vanno inevitabilmente verso il viso e in direzione della bocca; ma ancora, questa esplorazione va contro la gravità. Tutti questi passaggi sono ora quantomai importanti e tutto il sistema apprende entrando sempre di più in una condizione di confidenza con la gravità in un equilibrio che durerà per tutta vita.
Il tono muscolare si delinea proprio in relazione alla gravità e tutto avviene in maniera del tutto naturale.; ebbene si delinea la nostra POSTURA istante per istante in un equilibrio dinamico che non potremo mai fermare e definire in maniera assoluta. Sarà nostro compito saper riconoscere sempre e rispettare questo equilibrio attraverso una sempre più piena consapevolezza di noi e di come organizziamo il movimento. Nel corso della vita questi equilibri vengono via via inquinati da una moltitudine di fattori che sarà bene imparare a riconoscere. Ecco che allora, forse bisogna andare alla radice del nostro modo di essere e di stare nello spazio e nel tempo e quindi, quando parliamo di abitudine o di stile di vita sappiamo davvero di cosa stiamo parlando?
Per tutto ciò forse è il caso di riallearsi e riallenarsi con la gravità!
Capire come agisce su di noi e come ci adattiamo ad essa, attraverso un costante percorso di consapevolezza attraverso il movimento sarà la chiave per arrivare a gestire il tono muscolare nel particolare, per una conseguente corretta ridistribuzione dello stesso nel sistema generale.
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